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Burri

Campagna didattica ed educativa - L'arte come medium

Attraverso una serie di accostamenti si vuole creare una campagna di educazione all'arte.
Prendendo spunto da foto create dentro l'ambiente di lavoro di Quartucci si può creare un percorso didattico che crea dei parallelismi con i capolavori dell'arte moderna. Si viene a creare così una scoperta a puntate sui grandi autori.

Alberto Burri

il pittore e scultore italiano che ha varcato i confini dell’astratto americano e dell’arte informale europea

Alberto Burri


BURRI, Alberto
Nacque a Città di Castello (Perugia) il 12 marzo 1915, primogenito di Pietro, commerciante di vini, e di Carolina Torreggiani, insegnante elementare.

Medico tra guerre e prigionia

Dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo Annibale Mariotti di Perugia, nel 1934 s’iscrisse alla facoltà di medicina all’Università della stessa città.
Nell’estate del 1935, poco prima che l’Italia invadesse l’Etiopia, presentò domanda di arruolamento alla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN, le ‘camicie nere’ del regime fascista) e l’8 agosto fu assegnato alla 104ª legione Santorre di Santarosa, compagnia universitaria Principe di Piemonte, inquadrata nella divisione 3 gennaio. Il 3 novembre, circa un mese dopo l’inizio delle ostilità, partì da Napoli per l’Africa, dove rimase fino alla fine d’ottobre 1936, quando da Gibuti (Somalia francese) s’imbarcò per l’Italia.
Tra il 9 novembre 1936 e l’11 novembre 1937 prestò servizio militare, come sottotenente di complemento, nel 46° reggimento fanteria dell’esercito italiano, alloggiato a Cagliari.
Negli anni successivi riprese gli studi medici fino alla laurea che discusse il 12 giugno 1940, con una tesi dal titolo L’influenza dei batteri fotodinamici sul rachitismo sperimentale nei ratti, valutata 90/110.
Il 9 ottobre 1940, quattro mesi dopo l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, con il grado di sottotenente medico di complemento, fu richiamato alle armi e assegnato al comando deposito del 52° reggimento fanteria Spoleto. Ma 20 giorni più tardi fu congedato per consentirgli di seguire il tirocinio presso un istituto ospedaliero ai fini dell’abilitazione all’esercizio della professione.
Conseguito il diploma, tornò al 52° reggimento prima di essere trasferito al 102° battaglione ‘camicie nere’ della MVSN, con il quale raggiunse Durazzo (Albania) nell’aprile 1941. Fino al gennaio 1942, quando rientrò in Italia, fu impegnato nelle operazioni belliche nei dintorni di Cettigne, antica capitale del Montenegro. All’inizio di marzo 1943 fu nuovamente mobilitato dal comando Milmart (Milizia marittima d’artiglieria, forza speciale della MVSN) di Roma e assegnato alla 10ª legione in Africa settentrionale. Poco prima della partenza, gli giunse la notizia della morte del fratello Vittorio, un anno più giovane di lui e medico militare sul fronte russo (m. 24 gennaio 1943).
Nei giorni della resa italiana in Africa, fu catturato dagli inglesi l’8 maggio 1943, in località La Marsa, poco distante da Tunisi. Passato in mano agli statunitensi, fu condotto in Texas e rinchiuso nel campo di prigionieri di guerra di Hereford, a circa 30 km dalla città di Amarillo, dove giunse nell’agosto 1943 e rimase per 18 mesi. Nella primavera del 1944 rifiutò di firmare una dichiarazione di collaborazione propostagli e fu catalogato tra i fascisti ‘irriducibili’.
Fu in questo periodo che maturò la convinzione di dedicarsi alla pittura. Al suo arrivo gli fu sequestrata la borsa con le attrezzature; privato così della sua identità di medico, sfruttò le possibilità offerte ai detenuti di svolgere varie attività all’interno del campo (lettura, sport e lavori vari) e cominciò a dipingere. Una delle rare testimonianze delle prime prove pittoriche è costituita dal quadro Texas (1945; Roma, collezione privata) che raffigura, con modi realistici, il paesaggio visibile dal campo di prigionia in cui era rinchiuso.
Rientrò dalla prigionia americana molto dopo la fine delle ostilità. Giunse a Napoli il 27 febbraio 1946, con altri 600 ufficiali e 240 soldati di leva. Visse per un breve periodo a Città di Castello, prima di trasferirsi a Roma, avendo ormai scelto di dedicarsi a tempo pieno alla pittura: prima fu ospite del musicista Annibale Bucchi, primo violino nell’orchestra di S. Cecilia e cugino della madre, poi condivise uno studio in via Mario de’ Fiori, nei pressi di piazza di Spagna, con l’amico scultore Edgardo Mannucci.

fonte:
https://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-burri_%28Dizionario-Biografico%29/

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